LE SORELLE ALZHEIMER

 COMMEDIA COMICA IN DUE ATTI

 

Autore:

Camillo Vittici

Iscrizione S.I.A.E. N.118123

 

 

(In caso di traduzione dialettale si prega di specificare alla SIAE il titolo originale dell'opera)

 

PERSONAGGI

 Teresa

Una delle tre sorelle

 Antonia

L’altra sorella

 Carola

L’altra sorella

 Serafino

Amico delle sorelle

 Don Gelsomino

Il Parroco

 Girolamo

Il sacrestano

Carmine Il truffatore

 

 

 

 

 

La storia si svolge nel soggiorno di una casa modesta

La storia

È la storia di quello che accade fra le quattro mura della modesta casa di tre sorelle che, complice l’età parecchio avanzata, ben evidenziano lo status di iniziale demenza senile.

La gente, con malcelata ironia e con un buon tocco di dileggio, le chiama “Le tre sorelle Alzheimer”.
Non è meno di loro Serafino da sempre innamorato di Antonia, una delle tre.
Divertente l’ingresso del Parroco per la benedizione annuale della loro casa.
Un po’ meno il solito tentativo di truffa ai danni delle tre signore.

Ma fortunosamente giungerà per loro un improbabile badante...

 

 

 

 

PRIMO ATTO

 

(Teresa è seduta al tavolo. I colloqui fra persone molto anziane devono essere, nel loro ritmo, commisurati all’età)

ANTONIA: (Da fuori). Teresa! Teresa! (Entra sullo stipite della porta coperta da un accappatoio). Ma Teresa, sei sorda?

TERESA: Io sorda? Ma sei matta! Sorda io… ci sento di meno, ma non sono sorda. Se fossi sorda non sentirei i dolori della vecchiaia. Cosa vuoi?

ANTONIA: Dovevi rispondermi subito. Adesso non mi ricordo più perché ti ho chiamato

TERESA: Dai sbrigati

ANTONIA: Sbrigati a fare cosa?

TERESA: Come a fare cosa? Però adesso non mi ricordo cosa stavi facendo

ANTONIA: Se ho l’accappatoio vuol dire che dovevo fare la doccia

TERESA: Brava Antonia. Allora fa la doccia

ANTONIA: Teresa… Non mi ricordo se la doccia l’ho già fatta o se la devo fare

TERESA: Se non lo sai tu… Magari lo chiediamo alla Carola. Carola! Carola!

CAROLA: (Da fuori). Che c’è?

TERESA: Vieni giù un momento; ti devo chiedere una cosa

CAROLA: A fare?

TERESA: Se vieni giù te lo dico

CAROLA: Aspetta… Un gradino… Due gradini… Tre gradini… Ma sei sicura Teresa che dovevi chiedermi una cosa?

TERESA: Se ti ho chiamato vuol dire che ti dovevo chiedere qualcosa

CAROLA: E allora chiedimelo adesso che sono a metà scala

TERESA: Volevo chiederti… Volevo chiederti… Lo sai Carola che non mi ricordo più cosa ti volevo chiedere?

CAROLA: Allora me lo chiederai più tardi

TERESA: Va bene

CAROLA: Teresa, Teresa!

TERESA: Cosa c’è Carola?

CAROLA: Non mi ricordo se stavo scendendo le scale o se stavo salendo

TERESA: Allora scendi, così sai che stavi scendendo

CAROLA: Cinque gradini… Sei gradini… Sette gradini… (Entrando). Arrivata! Cosa fai lì in accappatoio Antonia?

ANTONIA: Non lo so. Ah, volevo sapere se la doccia la dovevo fare o se l’ho fatta

CAROLA: Se l’hai fatta vuol dire che l’hai fatta e se non l’hai fatta vuol dire che la farai domani

ANTONIA: Allora mi vesto. Vieni ad aiutarmi Carola? Non mi ricordo quale vestito volevo mettermi

CAROLA: Vengo  come un fulmine e ti aiuto. (Assieme escono lentamente)

TERESA: Ma guarda tu che sorelle svampite mi ritrovo… E diciamo pure un po’ rincoglionite. D’accordo; magari ci sarò dentro anch’io… Non per niente la gente ci chiama le tre sorelle Alzheimer. Ma penso che l’Alzheimer sia purtroppo tutta un’altra cosa, con tutto il rispetto e la compassione di chi ce l’ha davvero. Ma perché saremo diventate così! (Batte un pugno sul tavolo con un buon rumore). Avanti! Chi ha bussato? (Va alla porta). Qui non c’è anima viva. Magari qualche scherzo dei soliti ragazzini. (Ritorna al tavolo). Chi fa questi scherzi li ammazzerei! (Altro pugno). Avanti! La volete smettere di bussare? Ma andate al diavolo! Chissà cosa combinano le mie due sorelle di là. Anche se siamo tutte tre vicino ai novanta ringrazio il Signore che finora ci ha tenuto la testa a posto. C’è invece una mia amica che non si ricorda neanche… Cos’è che non si ricorda la mia amica? Beh, non deve essere importante. (Rientrano Carola e Antonia). Ma che buon profumo che ti sei messa Antonia. Che cos’è?

ANTONIA: Voltaren!

TERESA: Mai sentito. Magari è di Dolce e Campana…

CAROLA: Ma non ti sembra Teresa che sia dimagrita l’Antonia?

ANTONIA: Sarà perché è da una settimana che non mangiamo la carne

CAROLA: Abbiamo per caso la pressione alta?

TERESA: No, è per la pensione bassa. Comunque con tre pensioni minime viviamo lo stesso. Com’è Antonia questa storia che dovevi scegliere il vestito? Ma se è l’unico che hai? È sempre lo stesso…

ANTONIA: Non mi ricordavo dove l’avevo messo

TERESA: Se qualche anno fa, invece del solito vestito, avessi messo la minigonna almeno uno straccio d’uomo l’avresti trovato. In questa casa un uomo ci avrebbe fatto comodo

CAROLA: Ma va che dieci anni fa’ l’aveva trovato un uomo che le faceva la corte, ma lei ha scelto di restare vergine. Te lo ricordi il Serafino Antonia?

ANTONIA: Quello sì, almeno credo… Ma non è quello che ogni tanto viene a trovarci per portarci i pomodori del suo orto?

TERESA: Certo che è quello! Viene quasi tutti i giorni. Ormai anche lui poveretto ha la nostra stessa età. Almeno credo…

ANTONIA: Mi aveva detto: “Vedo il cielo nei tuoi occhi, il sole nei tuoi capelli e una rosa sulla tua bocca. Secondo te cosa voleva da me?”

TERESA: La pensione!

CAROLA: Però, vedo che certe frasi te le ricordi…

ANTONIA: Sono state le uniche che un uomo mi ha detto

CAROLA: Ma non potevi dirgli di sì?

ANTONIA: No, non mi fidavo… Quando gli ho chiesto quante donne aveva avuto mi ha detto che erano una trentina

TERESA: Dai, non male; di sicuro il Serafino, il tuo quasi moroso, doveva essere un bell’uomo ai suoi tempi, non come adesso che sembra una mummia imbalsamata. Certo che una trentina di donne non sono poche…

ANTONIA: Poi ho scoperto che aveva avuto solo una ragazza… di Trento, una trentina. E poi era anche avaro. Quella sera che siete andate in chiesa alla funzione del mese di maggio è stato qui e mi ha proposto di uscire a vedere un film. Mai nessuno mi aveva fatto quella proposta…

CAROLA: E com’è andata?

ANTONIA: E’ andata che ha messo due sedie sul balcone qui fuori, ha acceso il televisore qui in soggiorno e mi ha fatto vedere il film. (Bussano)

TERESA: Ossignore! È la terza o quarta volta che bussano

CAROLA: Vado io a vedere. (Esce e rientra con Serafino). Abbiamo parlato del diavolo e il diavolo eccolo qui!

SERAFINO: Ciao ragazze? Come state? Ve lo ricordate il Serafino? Sono io

TERESA: Lo sappiamo chi sei; sei qui quasi tutti i giorni…

SERAFINO: Ma dici davvero? Tutti i giorni? Non me lo ricordavo…

CAROLA: Ma certo; ogni giorno ci porti i tuoi pomodori. Siamo già arrivate a 200 bottiglie di salsa

SERAFINO: Ma va! E io che credevo di venire da voi solo una volta al mese… Come passa il tempo… Posso sedermi? Ho fatto tutta la strada a piedi

TERESA: E volevo vedere se venivi in bicicletta…

SERAFINO: Magari l’avessi una bicicletta…

TERESA: Capirai che volate avresti fatto alla tua età… Dai, posali sul tavolo i tuoi pomodori. Comunque grazie

CAROLA: Scusa Serafino… Ma se vivi in due stanze tenute assieme con lo sputo, pensione minima e miseria nera come fai ad avere un orto?

SERAFINO: Quale orto?

CAROLA: Ma se tutti i giorni arrivi con dei pomodori…

SERAFINO: Quali? Quelli? Guarda che tutte le mattine faccio il giro dei cassonetti del mercato e raccolgo quelli che scartano…

TERESA: Antonia, butta via tutte quelle bottiglie di salsa!

ANTONIA: Io no che non le butto via! Dopo tutto le abbiamo fatte bollire… Le abbiamo fatte bollire Teresa?

TERESA: Forse sì. Comunque le useremo lo stesso. Con questa crisi tutto viene buono. Pensa che ai giardini ho visto dei vecchietti che rubavano le briciole di pane ai piccioni

SERAFINO: E’ vero; siamo tutti con l’acqua alla gola

CAROLA: Vorrà dire che ci faremo i gargarismi gratis

SERAFINO:  Ormai ho più paura della fine del mese che della fine del mondo

TERESA: Ma dai; non buttiamoci giù! Ci sono sempre dei sogni nei nostri cassetti

SERAFINO: Nel mio cassetto comincio ad avere più sogni che calzini. O i miei sogni nel cassetto sono nel cassetto di qualcun’altro. Quindi ho deciso di eliminare i cassetti. Solo mensole

TERESA: Certo che ne devi avere anche tu dei problemi Serafino

SERAFINO: Ho trovato un modo di risolverli tutti. Ieri ho comperato un libro che si intitola: “Come risolvere il 50% dei tuoi problemi”

TERESA: Ma ti rimane ancora l’altra metà...

SERAFINO: Mica sono scemo… Di quei libri ne ho comperati due

TERESA: Mah, ho i miei dubbi che funzioni… Carola, visto che il qui presente Serafino… vero che ti chiami Serafino?

SERAFINO: Sì Teresa, mi chiamo Serafino, o almeno mi pare

TERESA: Visto che il qui presente Serafino è così gentile da portarci tutti i giorni i suoi pomodori, perché non gli prepari un buon caffè?

CAROLA: Ci vado subito. Lo volete anche voi?

SERAFINO: A me il caffè non fa troppo bene; mi fa diventare nervoso e non vorrei che mi venga il… il Morbo di Pakistan… no… il Parco di Morbinson… Ma se mi fa compagnia l’Antonia lo prendo lo stesso

CAROLA: E allora lo faccio per tutti. (Esce)

SERAFINO: Comunque, grazie a Dio, mi sento ancora in gran forma a parte i dolori romantici, la cistisferica infiammata, la prostica che non funziona  e un’inizio di scatarrata agli occhi. Ah, dimenticavo… Quando provo la pressione con la macchinetta ho la minima più alta di quella massima!

TERESA: Ma ti sei fatto vedere dal dottore?

SERAFINO: Certo! Dopo tutto ho niente da fare. Siccome sono solo quasi ogni giorno vado in ambulatorio per parlare con la gente. Ma poi il dottore mi manda dagli specialisti, insomma dai lampadari della scienza che ne sanno più di lui. Però per ogni cosa bisogna aspettare tempi lunghissimi!

TERESA: Pensate che una mia amica ha avuto un bambino dopo ben nove mesi di attesa!

ANTONIA: Ho saputo che hanno asportano il rene sano ad una signora di 85 anni. Però le hanno lasciato entrambe le ovaie, così può rimanere ancora incinta

TERESA: Io sono andata a prenotare una visita in ospedale; c'è posto solo fra undici mesi. Quasi quasi prenoto anche l'autopsia. Però, se andavo a pagamento, me la facevano il giorno dopo

CAROLA: (Entrando). Scusate, non mi ricordo perché sono andata in cucina…

SERAFINO: Beh, capita a tutti di non ricordarsi cosa si è andati a fare in qualche posto…

ANTONIA: Sì, vero, a tutti, a tutti. Cosa doveva fare in cucina la Carola?

SERAFINO: A me sembra di ricordare che doveva fare il caffè

CAROLA: Certo, il caffè! (Nell’uscire continua a ripetere…) Devo fare il caffè… Devo fare il caffè… Devo fare il caffè…

TERESA: Mi sa che la nostra Carola stia perdendo un po’ di colpi. Non ti pare Antonia?

ANTONIA: Sì sì, la nostra Carola sta perdendo un po’ di colpi… Speriamo di non diventare come lei…

TERESA: Comunque non capisco una cosa Serafino. Com’è che tutti i santi giorni vieni a portarci i pomodori?

SERAFINO: Devo dire la verità?

TERESA: La verità, tutta la verità, soltanto la verità

ANTONIA: Lo giuro!

TERESA: Ma cosa c’entra lo giuro?

ANTONIA: Mi è venuto da solo… Di solito si dice così…

TERESA: E allora Serafino?

SERAFINO: Allora cosa?

TERESA: Allora… non mi ricordo più cosa ti dovevo chiedere… Ah, la verità, tutta la verità, soltanto la verità

ANTONIA: La verità su che cosa Teresa?

TERESA: Ma dai, non mettermi in confusione anche tu! Aspetta che mi concentro…

ANTONIA: Sei concentrata Teresa?

TERESA: Sono tutta un concentramento, come un concentrato di pomodori! Ecco! Parlavamo dei pomodori. Com’è Serafino che tutti i santi giorni vieni a portarci i pomodori?

SERAFINO: Semplicemente… semplicemente per vedere… per vedere l’Antonia

TERESA: E allora guardala, è qui davanti. E tu Antonia lo vedi questo qua?

ANTONIA: Aspetta… Certo che lo vedo. Mica sono cieca, solo un po’ presbitera e con qualche dottrina in meno. Teresa, chi è quest’uomo?

TERESA: Ah, andiamo bene… Non è Antonia che la tua memoria sia andata in pensione? Ma dai, almeno salutalo il… Come ti chiami tu?

SERAFINO: Serafino, quello dei pomodori Teresa. Ma tu Antonia non ti ricordi di me? Non ti sogni mai di me?

ANTONIA: Sì, mi sembra… ma per fortuna mi sveglio sempre in tempo

SERAFINO: Non ti ricordi a che io e te un po’ di tempo fa… Aspetta; devo ricordarmi cosa abbiamo fatto un po’ di tempo fa…

TERESA: Andiamo bene…

ANTONIA: Adesso mi ricordo…

TERESA: Finalmente!

ANTONIA: Tu non sei quel prete che mi ha fatto la prima Comunione? Io non l’ho mai visto questo qua

TERESA:  Ma cosa dici Antonia! L’unica cosa positiva dell’Alzheimer è che ogni giorno si conosce un sacco di gente nuova. Ma non vedi che non ha la tonaca nera?

SERAFINO: Veramente adesso i preti non li conosci più… Chi ha la giacca, chi il maglione, chi la camicia… Speriamo non si mettano in mutande

TERESA: Scusa Serafino, com’è la storia che tu e lei qualche tempo fa… Antonia, ho mai saputo che hai avuto un amante. Una simpatia capisco, ma un amante…

ANTONIA: Che hai detto? Un amante? Ossignore! Aspetta aspetta che devo andare di sopra! (Fa per uscire)

SERAFINO: Ma dove vai Antonia?

ANTONIA: Mi sono ricordata che una sera che siete rientrate presto in casa dalla funzione del mese di maggio gli avevo detto di nascondersi sul solaio! Vuoi vedere che è ancora là?

CAROLA: Ma chi?

ANTONIA: L’amante!

SERAFINO: No Antonia; ero io. Ma sono passati una trentina di anni. Sono rimasto su per due ore poi sono sceso piano piano quando siete tutte andate a dormire

CAROLA: (Entrando). Mi sono ricordata che dovevo fare il caffè e il caffè è pronto. (Dispone moka e tazzine sul tavolo e versa). Volete lo zucchero?

TERESA: Io no perché sono stata al Centro Antidiabolico e mi hanno proibito lo zucchero nel caffè; solo caramelle, cioccolatini e lecca lecca. Però un pochino lo metto. Dai, solo quattro cucchiaini. (Tutti bevono, ma di colpo reagiscono: il caffè ha un sapore schifoso). Ma Carola, cos’hai messo nel caffè?

CAROLA: Lo zucchero. Cosa si mette nel caffè? Lo zucchero no?

TERESA: Ma che caffè hai usato?

CAROLA: Quello della scatola con su scritto Caffè. Aspetta, la vado a prendere. (Esce)

TERESA: E da un po’ di giorni che la Carola fa un caffè proprio schifoso

SERAFINO: Magari si è bruciata la moka

TERESA: D’accordo che a volte si dimentica di spegnere il gas o aspetta un’ora che il caffè sia pronto perché si dimentica di accenderlo…

CAROLA: (Entrando). Scusate, cosa sono andata a fare in cucina?

SERAFINO: Mi sembra di ricordare che sei andata a prendere la scatola del caffè

CAROLA: Volevo ben dire che c’entrava la scatola del caffè… (Esce)

TERESA: Povera Carola, l’abbiamo persa

ANTONIA: Non è vero; se la vuoi cercare penso sia andata in cucina. Non so a cosa fare, ma è andata in cucina; almeno credo…

CAROLA: (Entrando). Eccola qui la scatola del caffè

TERESA: Ma Carola! Ma sei matta! Che hai fatto! Ma quello non è caffè!

CAROLA: Come non è caffè! Guarda… C’è scritto Caffè!

TERESA: Ma dove l’hai presa?

CAROLA: Sul piano della credenza in parte a quel lumino che teniamo sempre acceso in parte… O mio Dio! Vuoi vedere… vuoi vedere…

CAROLA: Ma lo sai bene che in questa scatola ci sono le ceneri del povero papà! (Reazione da parte di tutti tipo sputare, pulirsi la bocca, scc…)

SERAFINO: Ma perché le ceneri di vostro padre sono andate a finire nella scatola del caffè

TERESA: Perché al crematorio le urne che avevano si sono tutte rotte e ci siamo poi dimenticate di andare a prenderne una nuova

SERAFINO: Ma perché le urne si sono tutte rotte?

TERESA: Devi sapere Serafino che il papà, pace all’anima sua, era un grande ubriacone

SERAFINO: E questo cosa c’entra?

TERESA: E come se c’entra! Quando l’hanno infilato nel forno per la cromazione era ancora così pieno di alcol che il forno è saltato per aria e così anche tutte le urne. I pompieri hanno lavorato tre giorni per spegnerlo

ANTONIA: Io però non voglio essere cromata. Ve lo dico subito mentre me lo ricordo. Ma non sai che male quando ti infilano ad abbrustolire nel forno come un arrotolato di arrosto?

TERESA: Va bene Antonia, desiderio accolto. Ti metteremo sotto terra

ANTONIA: Eh no! Mi fanno schifo i vermi

TERESA: E allora in un bel loculo. Contenta?

ANTONIA: Contenta una mazza! Mi fanno paura tutti qui morti lì in parte. E poi è tutta gente che non conosco

CAROLA: Vuol dire che ti imbalsameremo e ti terremo nel freezer!

TERESA: Intanto sarà meglio che questa scatola non la teniamo in cucina; mettiamola su quel mobiletto e non ci confonderemo più

CAROLA: E se invece le mettessimo in un’altra scatola? Magari quella del sale?

TERESA: Ma ci mancherebbe! Va a finire che la minestra diventerebbe schifosa come il caffè

ANTONIA: Però quel caffè qui mi ha fatto digerire…

SERAFINO: A me ha fatto passare il gonfiore alla prostica. Non potreste regalarmene un barattolino come medicina? Magari in un po’ d’acqua al mattino appena alzato… Ma non nel caffè!

TERESA: Mi sa che nel cervello di tutti quattro di acqua ne sia entrata parecchia e che stia andando a male come una mela marcia

SERAFINO: Non è vero; io mi ricordo tutto. E mi ricordo anche che a me l’Antonia piaceva. Però, purtroppo, mentre io ero innamorato cotto, lei rimaneva cruda. E ricordo anche che per lei ho sofferto per amore

TERESA: Chi soffre per amore è perché non ha mai avuto i calcoli renali

SERAFINO: E ho anche perso la testa per lei

TERESA:  Se un uomo perde la testa per amore, vuol dire che non ha la testa

ANTONIA: Anche a me è sembrato una volta di perdere la testa per un uomo. Doveva essere un tedesco… però non mi ricordo come si chiamava…

TERESA: Alzheimer Antonia, si chiamava Alzheimer!

ANTONIA: Può darsi…

TERESA: Ma insomma Serafino, cosa vorresti dall’Antonia?

SERAFINO: Vorrei farle… vorei farle una dichiarazione d’amore, anche se io non sono un tedesco

CAROLA: Ma se hai quasi novant’anni!

SERAFINO: Ma va che me ne mancano due! Certo, un po’ mi accorgo che gli anni passano. Mi sono accorto l’anno scorso quando gli amici giù al bar che me l’hanno offerta mi hanno detto che le candeline sono costate più della torta. E poi ogni tanto mi guardo allo specchio e mi sono accorto che gli specchi non sono più quelli di una volta… Ieri ho provato a fischiare dietro a una bella signora; mi è partita la dentiera… Il fatto è che ogni tanto mi scappa di correre dietro alle ragazze, ma poi non mi ricordo il perché. Comunque l’amore non ha età!

TERESA: Certo che l’amore non ha età, ma certe cosucce di voi maschi l’età ce l’hanno e, specie per te che hai la prostica, a un certo punto diventano come una vecchia locomotiva a vapore: serve solo a fare acqua, lo stantuffo s’ingrippa e va dritto al deposito e buonanotte suonatori

ANTONIA: Buonanotte? Come buonanotte? Vuoi dire che dobbiamo già andare a letto?

CAROLA: No Antonia, è ancora presto

ANTONIA: Meno male, perché mi sembra di non aver ancora mangiato. Teresa…

TERESA: Che c’è Antonia?

ANTONIA: Ma secondo te ho mangiato io?

TERESA: Colazione l’hai fatta e per il pranzo è presto

ANTONIA: Allora vuol dire che non ho fame, giusto?

CAROLA: No Antonia, per ora non hai fame

ANTONIA: Sei proprio sicura che non ho fame?

CAROLA: Sicurissima

ANTONIA: Allora sto meglio

TERESA: Brava, stai meglio

ANTONIA: Però me lo dici quando mi viene fame

TERESA: Certo che te lo dico, però adesso sta buona e tranquilla Antonia

CAROLA: Comunque a me piacerebbe sapere perché noi tre sorelle abbiamo dei frequenti vuoti nella testa

TERESA: Vuoti? Caverne vorrai dire!

CAROLA: Ma io ci ho pensato e l’ho capito

TERESA: Sentiamo anche questa…

CAROLA: La causa è che nella nostra famiglia tutti si sono sposati fra parenti e sposarsi fra parenti porta a dei figli non proprio a posto…

TERESA: Ma chi della nostra famiglia si è sposato con parenti?

CAROLA: Il nonno si è sposato con la nonna, lo zio si è sposato con la zia e nostro papà con la mamma…

ANTONIA: E’ vero, tutto vero. Qui a casa erano sempre assieme!

SERAFINO: Antonia, a proposito dello stare assieme… posso chiederti una cosa?

TERESA: Ma certo che gliela puoi chiedere. Comunque che non sia quella cosa che penso io… Saresti un po’ in ritardo

SERAFINO Antonia… secondo te abbiamo ancora feeling?

ANTONIA: Non lo so, provo a guardare nel cassetto delle medicine

CAROLA: Ma cosa credi che sappia questa qui di questa roba?

SERAFINO: Ebbene sì, non mi vergogno a dirlo e lo confesso; quando io la guardavo, dimenticavo me stesso

TERESA: Ecco, quello era l'inizio dell’Alzheimer

ANTONIA: Chi guardavi Serafino?

SERAFINO: L’Antonia no! E pensare che le avevo scritto almeno un migliaio di lettere d’amore

TERESA: E lei?

SERAFINO: A causa di tutte quelle lettere che riceveva si era innamorata del postino!

ANTONIA: Io non mi ricordo… Comunque…

TERESA: Per favore, sta lì buona Antonia e dì le tue preghiere

ANTONIA: Teresa…

TERESA: Che c’è ancora?

ANTONIA: Devo dire le preghiere del mattino o della sera?

TERESA: Quelle di mezzogiorno Antonia

ANTONIA: Va bene Teresa. Ma non potrebbe pregare con me anche questo signore?

SERAFINO: Ma certo cara Antonia, preghiamo tutti assieme allora

CAROLA: Allora incominci lei con le litanie dei santi

SERAFINO: Veramente le litanie dei santi non le ricordo tutte

CAROLA: Allora dica quelle che si ricorda. E pregate anche voi e pregate il Signore che continui a mantenerci sempre la testa a posto

SERAFINO: (Si china sul tavolo in raccoglimento. Magari le può leggere su un foglietto prima preparato sul tavolo. Gli altri si inginocchiano. Rispondono in coro “Ora pro nobis”). Santo Domingo

Santa Cruz de Tenerife

San Martino di Castrozza

San Bartolomeo al Mare

Santa Teresa di Gallura

Santa Maria di Leuca

San Giovese di Romagna

Sant’Angelo Lodigiano

Sesto San Giovanni

Santo cielo benedetto

Fuoco di Sant’Antonio

Magnesia San Pellegrino

Santa pazienza

Sanbuca Molinari

San Bittèr

Sanbuco

San… gue del naso… Adesso basta, non ne ricordo più. (Bussano)

TERESA: Zitti! Mi sembra di aver sentito…

SERAFINO: Hanno bussato alla porta

TERESA: Va tu Serafino che mi sembri il più in gamba di tutti noi. (Serafino esegue e entra con don Gelsomino)

DON GELSOMINO: Pace, bene e salute a tutti voi che abitate in questa casa

TERESA: Buongiorno don Gelsomino. Veramente chi abita in questa casa sono io e le mie sorelle. Il Serafino è un infiltrato. È qui solo per i pomodori

DON GELSOMINO: E allora pace e bene e salute a tutti voi che abitate in questa casa e anche al Serafino e i suoi pomodori

ANTONIA: Pace e bene va bene, ma per la salute lasciamo andare

DON GELSOMINO: Perché buone donne? Non c’è la salute?

TERESA: Diglielo tu Antonia dove è andata a finire la salute

ANTONIA: E’ andata a finire… Io non lo so dove è andata a finire. L’hai nascosta tu Carola? Se volete vado di sopra e la cerco

CAROLA: Ma cosa vuoi cercare Antonia?

ANTONIA: Non mi ricordo, ma dovevo cercare qualcosa

TERESA: Lascia perdere Antonia, e sta buona. E cos’è venuto a fare nella nostra casa reverendo?

DON GELSOMINO: Sono venuto per la benedizione della casa come faccio ogni anno in questo periodo

TERESA: Ho mai sentito che le benedizioni avessero una scadenza come le scatole di tonno o di marmellata

DON GELSOMINO: Diciamo che è un rinnovo. Posso benedire o no? Ecco, tenga il secchiello Carola. (Carola alza il secchiello e lo posa alla bocca come volesse bere)

DON GELSOMINO: Ma cosa fai benedetta Carola?

SERAFINO: Benedetta Carola? Allora vuol dire che basta bere da quel secchiello per essere benedetti! Dai dai, passalo anche a me

DON GELSOMINO: Ma siete matti? Proprio tu Serafino, mio vice sacrestano?

TERESA: Magari matti no, ma un po’ svitati sì. Vede reverendo, io penso che la meno rincoglionita delle mie sorelle dovrei essere io. Comunque dia pure la sua benedizione, ma non con quel secchiello

DON GELSOMINO: E perché non dovrei usarlo?

TERESA: Perchè per la nostra casa è troppo piccolo. Per benedirla veramente dovrebbe usare non quel cosino lì, ma un secchio, anzi no, una botte perché non so quanta acqua santa occorrerebbe perché da noi la sua benedizione funzioni!

DON GELSOMINO: E allora incominciamo. Per iniziare dovremmo dire le litanie dei santi

TERESA: Già dette poco fa. Di tutti i santi, i beati, i cherubini, i serafini…

SERAFINO: Cosa c’entro io?

DON GELSOMINO: Cosa vuol dire cosa c’entro io?

CAROLA: L’ha detto la Teresa… I cherubini e i serafini. Si è dimenticato che mi chiamo Serafino?

DON GELSOMINO: Mi sa tanto che un questa casa regni un po’ di confusione. E ti metti anche tu Serafino?

ANTONIA: Serafino… Ma io questo nome me lo ricordo…

SERAFINO: Ma sì Antonia; finalmente mi hai riconosciuto!

ANTONIA: Ma tu non sei quello che ieri mi hai preso…

SERAFINO: Veramente è stato almeno trent’anni fa’

DON GELSOMINO: Cosa cosa? Avanti Antonia, cerca di ricordarti… Cosa ti avrebbe fatto il Serafino?

ANTONIA: Mi ha stretto forte…

DON GELSOMINO: Non dirmi che avete fatto sesso! Magari contro la tua volontà!

ANTONIA: Non contro la mia volontà! Contro il muro!

DON GELSOMINO: Contro il muro?

ANTONIA: Sì, sotto un portone! (Cantando – Sull’aria di Come pioveva)

C'eravamo tanto amati

per un anno e forse più,

c'eravamo poi lasciati

non ricordo come fu…

TERESA: Non è certo una novità che l’Antonia, con la testa in trasferta che ha, non ricordi come fu…

SERAFINO: Ma me lo ricordo io! (Cantando – Stesso motivo)

Ma una sera c'incontrammo

per fatal combinazion,

perché insieme riparammo,

per la pioggia, in un porton…

DON GELSOMINO: Cos’è questa storia Serafino?

SERAFINO: E’ stata una bella storia reverendo…

DON GELSOMINO: Ma spiegami bene… insieme riparammo, per la pioggia, in un porton… Ma dico io, cos’avete combinato sotto quel porton! Ah, lo posso immaginare!

SERAFINO: Ma come fa a saperlo lei che è un prete!

DON GELSOMINO: Ma i preti confessano e lo sappiamo bene cosa fanno due sotto un portone quando piove!

TERESA: Ma non avrete per caso fatto sesso!

ANTONIA: Io sono di sesso femminile!

DON GELSOMINO: Ma io non parlavo di quel… Lo sapete che il sesso, insomma quel piacere è peccato?

CAROLA: E’ vero, il sesso è peccato ... farlo male però!

SERAFINO: Ha ragione il reverendo Teresa; è vero, il piacere è peccato, però qualche volta il peccato è un piacere

DON GELSOMINO: Ma allora sei stato un peccatore! E non ti penti ora?

SERAFINO: In vecchiaia, reverendo, ci si pente soprattutto dei peccati non commessi. Ebbene sì, sono stato un gran peccatore. Non merito il Paradiso. Per cui… invece di andare in paradiso… preferisco stare qui. Comunque io ho una mia teoria… Per non commettere peccati bisogna fare una bella ciucca

DON GELSOMINO: Cosa? Per non commettere peccati…

SERAFINO: Vede don Gelsomino, quando siamo ubriachi, dormiamo. Quando dormiamo non commettiamo peccati. Quando non commettiamo peccati, andiamo in Paradiso. Conclusione: per andare in Paradiso bisogna essere ubriachi

DON GELSOMINO: Cosa devo sentire dai miei parrocchiani! E soprattutto da te Serafino che sei anche il mio vice sacrestano quando manca il Girolamo. E, per pietà cristiana, lascio perdere come lo fai…

SERAFINO: Non mi dirà che non sono bravo!

DON GELSOMINO: Ma certo che sei bravo, se non fosse che un paio di volte sei venuto in chiesa in pigiama

SERAFINO: Per la fretta devo essermi dimenticato di vestirmi

DON GELSOMINO: Sì, ma la berretta con il fiocco che usi quando dormi te la dovevi almeno togliere. E quando, al posto del cero pasquale, hai messo una scopa?

SERAFINO: Devo aver dimenticato gli occhiali a casa

DON GELSOMINO: Sono troppe le volte che ti sei dimenticato qualcosa… E lasciamo perdere quando, durante la messa, è entrato dal finestrone un piccione. Ma ti pareva il caso di metterti a gridare “Miracolo! È disceso lo Spirito Santo!”. Bel casino che hai combinato! E tutta la gente che gridava al miracolo! Intanto tu Serafino domani mattina presto passi da me in parrocchia a confessarti

SERAFINO: A confessarmi? Ma cosa dovrei confessare? Quello che ormai le ho già detto adesso? Mi dia subito l’assoluzione urbi, orbi e sordi e non ci pensiamo più

CAROLA: Io non ho niente da confessare

DON GELSOMINO: Tutti abbiamo qualcosa da confessare!

CAROLA: Anche lei don Gelsomino? E che peccati avrebbe fatto?

DON GELSOMINO: Beh, non lo posso venire a dire a voi…

TERESA: Però noi dobbiamo dirli a lei…

CAROLA: Comunque io sono nata vergine…

TERESA: Guarda che tutte siamo nate vergini Carola…

CAROLA: E voglio morire vergine! Un momento… Pensa don Gelsomino che anch’io dovrò morire?

DON GELSOMINO: Mah, veramente… forse sì

CAROLA: E allora ci siamo. Sento delle cose strane. Quando giro il collo, piego le ginocchia e alzo le braccia sento Crik Crok Crak… Che sia solo perché sono vecchia?

TERESA: Ma va, non è che stai invecchiando, stai diventando… croccante

CAROLA: E’ una malattia?

TERESA: No, la malattia l’hai in una zona più su del collo

CAROLA: Parli dei capelli Teresa?

TERESA: No; appena un dito più sotto

DON GELSOMINO: Ma allora la diamo questa benedizione? (Aspergendo). Signore, getta uno sguardo benigno a queste tue pecorelle… (Rivolgendosi a Serafino) E anche a questo caprone. Perdona i loro peccati passati, presenti e futuri…

SERAFINO: A me piacerebbe sapere quali sono i miei peccati presenti… Immaginiamoci i futuri!

DON GELSOMINO: Preserva le loro menti…

TERESA: Ce ne vorrebbero di preservativi…

DON GELSOMINO: Non indurre in tentazione questo pover’uomo che non sa quello che si fa…

SERAFINO: Veramente io lo so bene quello che vorrei fare… se ci riuscissi

DON GELSOMINO: E fa che le loro menti si aprano, almeno il più possibile, e la smettano di dire cazzate! Per Christum Dominum nostrum

TUTTI: Amen!

 

 

 

 

 

 

 

SECONDO ATTO

 

(Stessa scena. Serafino sta dormendo con la testa appoggiata sul tavolo. Si sente più volte bussare. Entra Girolamo in punta di piedi)

GIROLAMO: Serafino! Serafino! (Lo scuote. Serafino si sveglia di soprassalto)

SERAFINO: Che c’è! Chi è! Cosa faccio qui?

GIROLAMO: Io non so cosa fai qui; anzi, lo so, stavi dormendo

SERAFINO: E tu cosa ci fai qui Girolamo?

GIROLAMO: Don Gelsomino ha già iniziato Messa prima e non ti ha visto. Lo sai che io, modestamente sacrestano capo, a quest’ora vado a pescare, ma oggi devo assentarmi per due giorni per portare mia moglie dallo specialista oculare per fare la scatarrata agli occhi. Un giorno uno, un giorno l’altro perché, magari non lo sai, ma di occhi ne ha due e siccome ieri sera don Gelsomino ti ha visto qui, non trovandoti a casa, mi ha detto che forse ti avrei trovato in casa delle tre sorelle. Ma ormai la Messa sarà già finita. Ma dove l’hai la testa Serafino?

SERAFINO: Fino a poco fa era qui appoggiata al tavolo; almeno credo… Ho una tale confusione in testa…

GIROLAMO: E io no? Ma lo sai che più passa il tempo più non mi ricordo un accidenti?

SERAFINO: Eh capita Girolamo. Sapessi io… È l'età, gli anni volano

GIROLAMO: Ho capito Serafino, ma io mi sto dimenticando anche i ricordi più belli, Pensa che non mi ricordo nemmeno le donne con cui sono stato

SERAFINO: Eh, questo è grave Girolamo. Non ricordarsi di questo è peccato mortale

GIROLAMO: Hai proprio ragione. Ma tu che mi conosci da una vita vedi un po' se mi puoi aiutare. La prima mi pare che era bionda, con gli occhi azzurri e una voglia di mela sulla spalla. Come si chiamava? Laura, Anna, Elena…

SERAFINO: Quella che dici tu si chiamava… Gigliola, almeno mi pare. Sì, Gigliola. È morta

GIROLAMO: Cosa mi dici Serafino...

SERAFINO: Vabbè sono cose che capitano.

GIROLAMO: Poi la seconda era rossa, i capelli ricci, una voglia di pera sul collo. Si chiamava Marisa, forse Antonia, mah. Una gran bella ragazza. Mi ricordo che voleva sempre spegnere la luce perché si vergognava a farsi vedere quando si combinava qualcosa di intimo. Sì, mi sembra che si chiamasse proprio Antonia. Chissà che fine avrà fatto…

SERAFINO: Porca miseria; era la mia morosa Girolamo, proprio l’Antonia! Quella che abita qui sopra. Non mi dirai…

GIROLAMO: Davvero? Scusami Serafino. Vedi che ho ragione quando dico che non mi ricordo una mazza? E questo mi dispiace. E, per farmi passare la tristezza di essere conciato così, bevo. Sono andato anche dal medico per farmi dare qualcosa che mi faccia passare la voglia di bere

SERAFINO: Però io so che tu bevi ancora

GIROLAMO: Sì, ma controvoglia. Comunque, tornando a noi, l’ultima ragazza che ho frequentato me la ricordo proprio bene… Era mora, con due tette grandi come due scolapaste, con un culo che sembrava un violino e con una voglia matta che non finiva più. Che stronza! Se la sono passato tutti in paese. Si chiamava Maria, Chissà che fine avrà fatto…

SERAFINO: Come che fine avrà fatto? E’ tua moglie Girolamo!

GIROLAMO: Ah sì? Cosa vuol dire non ricordarsi delle cose…

SERAFINO: Però io mi ricordo che prima eri calvo e adesso hai i capelli. Ti sei fatto fare il parrucchino Girolamo?

GIROLAMO: No, è stato quando nel bagno mi sono confuso. Al posto dello shampoo ho usato la crema depilatoria della Maria. Sai, lei la usa per dimagrire

SERAFINO: Per dimagrire?

GIROLAMO: Certo; quando si toglie tutti i peli dimagrisce di almeno due chili. Quando siamo in intimità la chiamo King Kong

SERAFINO: Ma cosa mi dici… In intimità… Quindi con lei riesci ancora a…

GIROLAMO: Guarda che ho capito cosa mi vuoi chiedere… Certo che riesco. Con lei lo faccio quasi tutti i giorni

SERAFINO: Ma non dirmi! Quasi tutti…

GIROLAMO: Ma certo! Quasi il lunedì, quasi il martedì, quasi il mercoledì...

SERAFINO: Complimenti!

GIROLAMO: Ma non solo… Con la Maria sono un fifone

SERAFINO: Ti fa così paura?

GIROLAMO: No, mi correggo, sono un tifone

SERAFINO: Quello del lavandino?

GIROLAMO: No, quello che quando arriva butta tutto per aria. Al mattino una volta, tanto per incominciare la giornata; a mezzogiorno un'altra per farmi venire appetito; dopo pranzo un'altra per digerire e  dopo cena incomincio daccapo...

SERAFINO: Che forza ragazzi! Ma dimmi un po' Girolamo, da quant'è che tieni questo ritmo con la Maria?

GIROLAMO: Incomincio lunedì! E se proprio lo vuoi sapere io ho sempre usato il metodo M.S.

SERAFINO: Il metodo M.S.? Questo non l'ho mai sentito. Si può sapere cos'è?

GIROLAMO: Dai 20 ai quarant'anni M.S... Mattina e sera. Dai 40 ai 50 M.S... Martedì e sabato. Dai 50 ai 70 M.S... Marzo e settembre e dopo i 70 M.S... Morto Stecchito! Ormai quello che facevo a 20 anni lo posso solo sognare

SERAFINO: A proposito di sogni… Stanotte ho sognato che stavo a Cuba. Che spiagge! Che sole!

GIROLAMO: Io invece ho sognato che stavo con due bellissime ragazze! Le dovevi vedere, che meraviglia!

SERAFINO: Due ragazze? Ma allora mi potevi chiamare!

GIROLAMO: Ti ho chiamato. Ma tu stavi a Cuba

SERAFINO: È bello comunque sognare, e soprattutto sognare delle cose piacevoli

GIROLAMO: Ma ci sono anche quelle tristi Serafino. Ieri don Gelsomino mi ha mandato al cimitero a aprire il cancello per un funerale. Doveva essere morto qualcuno di una strana religione. Comunque,  come vuole la tradizione di quella religione, c'era una specie di stregone che doveva individuare la prossima persona che sarebbe morta. Dopo essersi concentrato ha detto che la prossima persona che probabilmente sarebbe morta sarebbe stato colui che per primo sarebbe uscito dal cimitero. Dopo cinque ore eravamo ancora tutti là. Abbiamo ordinato pizza, birra e caffè. C'era un gruppo che giocava a carte, un paio di vecchi che giocavano a Domino e il resto, i più giovani, chattavano con il cellulare. Il custode si era anche stufato di averci tutti lì e qualcuno l'ha anche menato. Voleva a tutti i costi buttarci fuori. Io sono saltato dal muro invece di uscire dal cancello. Ma penso siano ancora tutti là al cimitero e stasera so che faranno una grigliata con i carabinieri che erano nel frattempo intervenuti. Nemmeno loro vogliono più uscire. (Si sentono passi sulle scale)

SERAFINO: Oh, le signore si sono svegliate

Antonia e Carola: (Da fuori. Assieme). Quattro gradini… Tre gradini… Due gradini… Un gradino… Evviva! Arrivate! (Entrano)

ANTONIA: Carola, mi sembra di vedere due signori…

CAROLA: Se fossero due signori sarebbero andati al Grand Hotel, mica qui da noi

ANTONIA: Chi siete voi?

SERAFINO: Ma Antonia, non ti ricordi di Serafino?

ANTONIA: Ah, quello che ci porta le… le… le patate

CAROLA: No Antonia, erano pere

SERAFINO: Veramente erano pomodori. Magari mi sbaglio…

GIROLAMO: E di me non ti ricordi Antonia?

ANTONIA: Certo, quello che ci porta le cipolle

GIROLAMO: Ma no Antonia. Non ti ricordi, parecchi anni fa, sotto quel portone…

ANTONIA: Veramente sotto quel portone… Ma Girolamo, anche tu sotto quel portone! Magari mentre pioveva?

GIROLAMO: A me pareva che ci fosse la luna…

ANTONIA: Allora non eri tu!

CAROLA: Ma Antonia! Anche con lui?

ANTONIA: Con lui chi?

CAROLA: Il Girolamo il sacrestano

ANTONIA: Se è il sacrestano fagli l’elemosina. Però non mi sembra di essere in Chiesa

CAROLA: Volete un caffè?

GIROLAMO: Beh, un caffè a quest’ora andrebbe bene. (Carola prende la solita scatola del caffè)

SERAFINO: No Carola, grazie. Nessuno di noi ha voglia di un caffè!

CAROLA: Se non volete il caffè il caffè non ve lo faccio. (Rimette a posto la scatola). Allora volete una brioche? Una fetta di torta? Una dozzina di paste? Magari dei cannoli…

GIROLAMO: Magari una brioche

CAROLA: Magari… Non abbiamo né brioches, né torta, né paste, né cannoli. Era solo per essere gentile… Però abbiamo il pane che è avanzato ieri. Ma è un po’ duro…

SERAFINO: Lascia perdere Carola. Sarà per la prossima volta. Però il caffè te lo porto io…

GIROLAMO: Sei contenta Antonia che ti sono venuti a trovare due bellissimi uomini? Guardaci… Uomini veri, uomini forti, uomini duri!

CAROLA: Mah, per me di duro qui c’è solo il pane di ieri che vi stavo offrendo. Belli poi… lasciamo perdere. Tu, per esempio Girolamo, sei proprio un po’ bruttino e non so cosa trovava in te questa cogliona di mia sorella

ANTONIA: Non è brutto ciò che è bello, ma è brutto ciò che piace!

CAROLA: Veramente è un po’ diversa, ma lasciamo perdere

GIROLAMO: Magari sarò brutto, ma interessante! Però un po’ è vero… Anche da piccolo dovevo essere un po' bruttino, tant'è vero che quando mia sorella mi ha visto per la prima volta ha detto a mia madre: "Perché, invece di questo, non abbiamo tenuto la cicogna?”. Appena nato hanno deciso di mettermi in una incubatrice coi vetri offuscati perché nessuno mi guardasse. E il pannolino, invece di mettermelo in quel posto, me lo mettevano sulla faccia. Mio padre mi portava allo zoo tutte le settimane. Ho scoperto in seguito che cercava di fare uno scambio con una scimmia. Per farmi passare il singhiozzo mi mettevano davanti allo specchio. Mia mamma, anziché spingere la carrozzina, la tirava per non vedermi. Poi, più grandicello, mi rendevo conto del muso che avevo quando vedevo che le zanzare mi pungevano con gli occhi chiusi. Ma poi, con l’età, sono migliorato. Magari non molto… Una volta ho mandato una mia foto a "Cuori solitari". Me l’hanno rimandata indietro. Sopra c'era scritto: "Non siamo così solitari!". Ma ora sono contento di come sono. Magari non sarò bellissimo, ma sappiate che ho sempre rimorchiato un casino

TERESA: Per forza, facevi l’autotrasportatore…

GIROLAMO: Comunque sono bello dentro

CAROLA: Per saperlo dovremo aspettare l’autopsia… (Entra Teresa in vestaglia da camera)

ASERAFINO: Buongiorno Teresa. Ci siamo svegliate tardi stamattina…

TERESA: Non mi dire. Ho fatto un sogno lungo lungo e pieno di incubi. Mi scappava di andare in bagno e ho sognato un sacco di gabinetti e di tazze che però erano tappate, troppo piccole e non funzionava neanche lo sciacquone. E nemmeno la porta si chiudeva. Insomma, o per un motivo o per l'altro, non potevo usarle. E intanto mi scappava, e come mi scappava! Per fortuna poi mi sono svegliata e ho usato i miei personali doppi servizi

CAROLA: Quali doppi servizi se abbiamo un bagno solo?

TERESA: I miei due vasi da notte!

CAROLA: Io invece faccio sempre più o meno lo stesso sogno. Mi sogno di papà. Pensa che ogni tanto mi compare in sogno e mi dà un numero da giocare al lotto.

TERESA: Solo un numero?

CAROLA: Lo sai bene che testa matta aveva, specie dopo le sue frequenti e abbondanti bevute

TERESA: E che numero ti ha dato?

CAROLA: Il cento.

TERESA: Ma il cento non c'è nel lotto! Ma tu non gliel'hai detto?

CAROLA: Certo che gliel’ho detto, e non appena una volta.

TERESA: E lui che ti ha risposto?

CAROLA: Che lui non è scemo e che ci sta dentro. Anche lui con la sua mania degli indovinelli... Non per niente leggeva tutte le settimane la settimana enigmistica che fregava all'osteria.

TERESA: Carola, raccontami bene il sogno che fai…

CAROLA: Allora... Mi compare lì davanti e mi dice: Carola, quanto fa una mano? E io: cinque. E lui: e due mani? E io: dieci. E lui: e dieci mani? E io: cento. E poi spariva.

TERESA: Certo che come ragioniera vali proprio come il due di coppe. Quanto fa una mano?

CAROLA: Anche tu come nostro padre?

TERESA: Rispondimi dunque; quanto fa una mano?

CAROLA: Una mano fa cinque. Mi prendi per un'interdetta?

TERESA: Con il cervello in gondola sì. Rispondimi allora; quanto fa una mano?

CAROLA: Insomma, una mano fa cinque...

TERESA: E cinque per dieci?

CAROLA: Vergine Santissima, fanno cinquanta!

TERESA: E non cento!

CAROLA: Certo che, a pensarci bene, il cinquanta è uscito tante volte...

TERESA: E tu testa dura...

CAROLA: Ho dato un calcio alla ruota della fortuna! Certo che poteva essere un po' più chiaro, che Dio l'abbia in gloria. Di sicuro sta bevendo anche lassù!

TERESA: E qui chi c’è? Ma guarda… Ieri sera abbiamo lasciato qui un uomo e adesso ne troviamo due. Come la moltiplicazione dei pani e dei pesci… Hai portato ancora i pomodori Serafino?

SERAFINO: No, appena siete salite m’è venuto sonno e ho dormito qui sul tavolo

TERESA: E tu chi sei?

GIROLAMO: Ma come chi sono? Ma se mi vedi tutte le domeniche a Messa…

TERESA: Ho capito… Sei il vice parroco

GIROLAMO: No, appena un grado più sotto; il sacrestano

TERESA: Ah, quello che gira con la borsetta a cercare soldi

GIROLAMO: In un certo senso sì. Però sappi che ho notato che, quando passo in Chiesa, tu ci infili dentro la mano, ma non sento il rumore delle monetine che dovresti metterci

TERESA: E’ per non fare brutta figura con quelli che ho in parte. Quando avrò più soldi io di don Gelsomino sta sicuro che in quella borsetta qualcosa ci metterò

GIROLAMO: Però quella volta che, magari soprappensiero, hai messo un euro mi hai chiesto di darti il resto

TERESA: Mi ero sbagliata; volevo darti dieci centesimi…

GIROLAMO: Però adesso devo scappare se no la mia Marta…

SERAFINO: Si chiama Maria Girolamo..

GIROLAMO: Se no la mia Maria chissà quante me ne dice quando la faccio aspettare

CAROLA: Ma è così tremenda?

GIROLAMO: Lo sai che è grande e grossa come un armadio e, quando un’anta si apre di colpo, mi arriva sul muso e vedo le stelle anche se è mezzogiorno

ANTONIA: Che bello! È mezzogiorno; si mangia!

TERESA: Incominnciamo con la colazione Antonia…

SERAFINO: Allora penso che sia ora che io me ne vada.

GIROLAMO: Vengo anch’io Serafino

SERAFINO: E tu Girolamo dove vai? Vai a pescare?

GIROLAMO: No, vado a pescare

SERAFINO: Ah, credevo andassi a pescare

TERESA: Ma non dovevi andare con tua moglie…

GIROLAMO: Accidenti è vero; devo proprio andare con la Marta

SERAFINO: Maria, Girolamo, Maria… Dai, ti accompagno Girolamo

TERESA: E tu dove vai Serafino?

SERAFINO: A cercare i pomodori. Ciao belle ragazze

GIROLAMO: I miei ossequi fanciulle! (Escono)

CAROLA: Certo che è un po’ villano quel Girolamo lì

TERESA: A me non è sembrato…

CAROLA: Ma come no? Hai sentito come ci ha salutato? Ci ha detto esequie…

TERESA: A me è sembrato ossequi. O forse non ho sentito bene. Comunque, ora che se ne sono andati quei due impiastri col cervello bucato…

CAROLA: Parole sante Teresa; mica come noi che, per fortuna, l’abbiamo perfettamente a posto

TERESA: Ora che se ne sono andati quei due impiastri col cervello bucato ci facciamo la nostra bella colazione. Dai Carola, datti da fare

CAROLA: (Mette sul tavolo tre tovagliette, tre bicchieri e una bottiglia). Ragazze, vi comunico che siamo arrivate a metà bottiglia

TERESA: Come, abbiamo la bottiglia già mezza vuota?

ANTONIA: Ma cosa dici Teresa… Per me è mezza piena

CAROLA: Se è mezza piena vuol dire che durerà di più. Eccola qua… grappa di vinaccia… 45 gradi!

TERESA: Un po’ leggera, ma, in mancanza d’altro, può andare

CAROLA: (Versa abbondantemente nei bicchieri). Alla salute sorelline mie. (Le altre rispondono “Salute” e bevono). Sì, è proprio un po’ leggerina, ma per colazione possiamo accontentarci

TERESA: E se facessimo il bis? Dopo tutto ci aiuta a digerire la cena di ieri sera

CAROLA: E che bis sia! Cosa non si fa per la salute… (Ribevono). Non è Teresa che ci possa far male questo tipo di colazione?

TERESA: Ma cosa dici Carola; è stato proprio il dottore, per il mio raffreddore, a consigliarmi di bere un grappino e poi un bagno caldo, ma la cura, così come l’aveva detta il dottore, non riuscivo a farla. A bere il grappino ce la facevo bene, ma il bagno caldo non ce la facevo a berlo tutto!

ANTONIA: Sapete che mi piace fare colazione?

CAROLA: Ho saputo che la nostra amica Cornelia la colazione la fa col latte

ANTONIA: Ma che schifo!

CAROLA: Che schifo sì. A me il latte, per esempio, fa venire la caghetta

TERESA: Io me lo sento tutto sullo stomaco e mi fa venire certi ruttini…

CAROLA: Chiamali ruttini… Sembra quando si tira l’acqua del water

ANTONIA: A me invece fa brontolare la pancia. Fa di quei rumori come quando si tira la coda a un gatto. E poi lo sapete di quel mio disturbo serio e grave. Devo andare dal dottore a chiedergli una cura speciale

CAROLA: Ma quale cura speciale?

ANTONIA: Ma dai che lo sapete! Tutte le mattine, alle sette precise… vado di corpo

TERESA: Ma che cura speciale dovrebbe darti? Hai la pancia che funziona come un orologio…

ANTONIA: Di quello non ho dubbio, io vado di corpo alle sette precise, ma il fatto è che io mi sveglio sempre alle otto!

CAROLA: A me il dottore, quando gli ho detto com’è la nostra colazione, mi ha detto che il bere fa morire lentamente

TERESA: Ma noi non abbiamo fretta, vero ragazze?

CAROLA: Mi ricordo che anche nostro padre andava spesso dal dottore, e anche all’ospedale. Quando gli dovevano prelevare del sangue invece di usare la siringa usavano il cavatappi. A volte era talmente ubriaco che le zanzare che lo avevano punto andavano in coma etilico.

TERESA: Mi sembra di ricordare che diceva sempre: “Meglio morire in osteria che morire in farmacia”

CAROLA: E diceva anche: “In vino veritas, in grappa… figuriamoci!”

TERESA: Tant’è vero che sulla sua lapide ha voluto che scrivessimo: “Stavo meglio all’osteria”

ANTONIA: Comunque io mi ricordo, o almeno mi sembra di ricordare, che il papà era astemio

CAROLA: Ma non praticante!

TERESA: Quando ero giovane il dottore per visitarmi mi faceva spogliare tutta. Adesso invece basta tirare fuori solo la lingua

CAROLA: La medicina ha fatto proprio dei bei progressi… (Bussano. Aprono ed entra Carmine)

CARMINE: Buongiorno belle signore

ANTONIA: Ma che gentile! Ma davvero sono bella? Stamattina mi sono lavata il muso, ho messo la crema per le rugole, ho fatto il bidello…

TERESA: Vorrai dire bidèt Antonia…

ANTONIA: Io le parole straniere non le conosco e, se non le conosco, non le uso. Ho fatto solo la terza alimentare

TERESA: Ma veniamo a questo signore così gentile. Ha qualcosa da vendere? Noi comperiamo solo quello che è in offerta, ma soprattutto agratis

CARMINE: Mi chiamo Carmine, Carmine Gasolini. Mi manda la mia ditta, la Gasolina, per controllare il contatore del gas

CAROLA: Allora lei è un controllore

ANTONIA: Come quello del tram?

CARMINE: Nossignora, il tram non c’entra, io controllo il gas. Ecco, questo è il mio cartellino di riconoscimento

CAROLA: Vedere, vedere… Ma che bell’uomo… Ma lo sa che lei assomiglia al Papa? Mi dica Santità…

TERESA: Ma non vedi che non è vestito di bianco?

CARMINE: Non esageriamo signora…

ANTONIA: Vedere… Per me assomiglia a… Come si chiama quello che ci porta i pomodori?

TERESA: Il Serafino?

ANTONIA: No no, questo è più bello. Non ti sembra Carola che assomigli a quell’attore dell’ultimo film che abbiamo visto… Come di chiamava?

CAROLA: Mi sembra di ricordare… Ma sì… Via col vento! Uno degli ultimi film usciti. Come mi sono divertita… Ho pianto tanto

CARMINE: Scusate gentili signore se insisto; abbiamo avuto una segnalazione; ci hanno telefonato per dirci che in questo appartamento c’è una fuga di gas. Attenzione, è pericolosissimo!

CAROLA: Una fuga… Ma davvero? E dov’è scappato?

CARMINE: Chi?

CAROLA: Quello che ha detto che è scappato

CARMINE: Stavo parlando della fuga del gas signora. Come ben sapete il gas è molto subdolo, può rovinare le banconote che tenete nascoste e rischiate di non trovare più niente; rovinate, deteriorate, volatilizzate…

ANTONIA: Cosa sono le banco… bancorotte Teresa?

TERESA: Si chiamano banconote; sono i soldi Antonia, quelle di carta

ANTONIA: Dici che potrebbero rovinarsi con… con…

CAROLA: Il gas

CARMINE: Ecco, proprio con quello

ANTONIA: Che disgrazia sarebbe. Tutto il mucchio delle bancorotte che abbiamo si potrebbe rovinare

CAROLA: Che disastro!

CARMINE: Per cui vi consiglierei di prenderle, farmele controllare se magari si fossero già alterate o addirittura inservibili

ANTONIA: Ma è proprio gentile questo signore. Mica facile trovare gente così nella vita…

CAROLA: Sorelline mie care; la sentite voi la puzza del gas che è scappato dal contatore? Forza, diamoci da fare, diamo una mano a questo signore; controlliamo! (Le tre sorelle, una dopo l’altra, si mettono in cerchio annusando l’aria facendo un paio di giri sul palco)

CARMINE: Scusate mie brave signore, ma cosa state facendo?

CAROLA: Stiamo annusando se troviamo quel gas che è scappato dal contatore. Hai sentito puzza di gas Teresa?

TERESA: La puzza la sento, ma è quella del cèsso di sopra. Quante volte Antonia ti dico di tirare l’acqua!

ANTONIA: Guarda che lo vedo quel biglietto che hai messo dove c’è la catena. C’è scritto “Tirare”. Ma io non tiro, di solito spingo!

TERESA: E tu Carola la senti la puzza?

ANTONIA: Certo che la sento. Devono essere i pomodori del Serafino di là in cucina che stanno marcendo

CARMINE: Ma no, il nostro gas non ha odore, ma si insinua in ogni porta, in ogni fessura, in ogni cassetto, specialmente in quello dove si tengono soldi e gioielli. Se mi dite dove sono potrei controllarli. È solo per la vostra sicurezza

ANTONIA: L’ho detto io, è proprio gentile questo signore. Teresa, va di sopra nel cassetto del comò che qualche cinque euri dovremmo averli

TERESA: Aspetta Antonia. Calma e sangue congelato! Lo sapete che mi sta venendo un dubbio? Cos’ha detto signor…

CARMINE: Carmine, gentile signora. Comunque le faccio notare che non ho molto tempo per cui se posso vedere subito soldi e gioielli… Anche i cellulari possono rovinarsi; almeno avete un cellulare?

ANTONIA: Il cellulare no, ma la cellulite sì

TERESA: Aspetti buon uomo; mi sta venendo un dubbio…

CAROLA: Quale dubbio Teresa?

TERESA: Scusate, ma adesso mi sto ricordando che… che noi il gas non lo usiamo, anzi il gas proprio non l’abbiamo perché la moka, le padelle e le pentole le mettiamo sulla piastra a corrente perché da quando l’Antonia lo lasciava sempre aperto abbiamo fatto togliere il contatore. Pensi che quel giorno è morto intossicato il canarino

ANTONIA: Povero Cippi! Cantava così bene…

CAROLA: Aveva già rischiato di morire quando avevo chiesto ad Antonia di farmi un canarino prima di dormire perché non avevo digerito

TERESA: Certo che me lo ricordo! L’aveva preso dalla gabbia e lo stava schiacciando al posto del limone

CARMINE: Quindi vorreste dire che…

TERESA: Che il gas non può scappare perché il gas non l’abbiamo proprio

CARMINE: Ma i soldi, i gioielli dove li tenete?

TERESA: Ma le pare signor Cardinale…

CARMINE: Carmine signora, Carmine Gasolini

TERESA: Ma le pare signor Cardellini che tre sorelle con la pensione minima e con le pezze al culo possano avere in casa soldi e gioielli?

ANTONIA: Veramente su nel cassetto di sopra devo avere ancora la medaglia della prima Comunione…

CAROLA: E io l’immaginetta di Santa Agnese, patrona delle vergini, che mi ha regalato don Gelsomino. Magari, se vuole controllare se si è rovinata col gas, gliela posso far vedere

CARMINE: A questo punto anche a me è venuto un dubbio… Forse ho sbagliato appartamento

TERESA: Ma come ci dispiace… Comunque, visto che è una personcina così gentile, venga ancora a trovarci che le offriremo un caffè fatto con la moka e bollito sulla piastra

CARMINE: Grazie, sarà per la prossima volta. Sarà meglio che me ne vada subito. Mi spiace di non essermi reso… utile. Buona giornata ragazze. (Esce di fretta)

CAROLA: Non è che quel tipo lì, con la scusa del gas, aveva l’intenzione di violentarci?

TERESA: Dici Carola? Magari senza protezione

ANTONIA: Per la protezione ci avrei pensato io

TERESA: Ma di quali protezione parli Antonia?

ANTONIA: Delle sbarre in parte al letto per non cadere

CAROLA: Ma dici che sia proprio venuto con l’intenzione di violentarci?

TERESA: Magari! Ma sarebbe stata dura…

CAROLA: Sarebbe stata dura perché ti saresti difesa?

TERESA: Difesa magari no! Però sarebbe stata la volta buona anche per me di provare qualcosa come è capitato ai suoi tempi a questa madonnina infilzata dell’Antonia sotto quel porton, ma perché avrebbe dovuto strapparmi il vestito, poi la maglia di lana, la canottiera, il reggipetto, la pancera del dottor Baudo, il pannolone, le mutande di lana…

ANTONIA: Forse avrebbe preferito me

CAROLA: E perché avrebbe preferito te?

ANTONIA: Perché io una volta ho fatto la doccia ed avevo solo l’accappatoio

TERESA: Guarda che l’hai fatta ieri

ANTONIA: Ieri? Non mi ricordo. Comunque, se ci avesse avvisate prima, non mi sarei lavata appena con il Dissan, ma anche con l’intima di Carizzia

CAROLA: Perché l’Intima di Carizzia?

ANTONIA: La mia amica Luigia dice che rinfresca

CAROLA: Cosa? L’alito?

ANTONIA: Non lo so, ma si può sempre provare

CAROLA: Invece la mia amica Rosmunda dice che è più facile che ti violentino sui marciapiedi. Ma non è vero… Per vedere se aveva ragione siamo uscite per tre sere di seguito e nessuno ci ha violentato

TERESA: No, penso sia venuto solo per cercare qualcosa che era scappato. Però non mi ricordo che cosa…

ANTONIA: Forse il gatto

CAROLA: Magari il cane

TERESA: Chissà se l’avrà trovato… (Bussano).

ANTONIA: Vado io. Tu sta lì Teresa che sei un po’ sorda e col cervello pieno di acqua sporca e confondi le persone. (Entra con Serafino). C’è qui un uomo. Magari sta cercando ancora il gas

CAROLA: No Antonia, a me se sembra di averlo visto ancora…

TERESA: Chi sei tu?

SERAFINO: Ma sono il Serafino; quello che era qui poco fa

ANTONIA: Ve l’ho detto che era quello del gas

TERESA: Ah, adesso mi ricordo di te! Hai portato ancora i pomodori?

SERAFINO: Ma certo; e anche una primizia. Ammirate… Un carciofo! Ma attente che ha delle grosse spine!

ANTONIA: Un… un carciofo? Ma non ne avevamo uno in cucina proprio qualche giorno fa?

CAROLA: Brava Antonia, vedo che ti sta ritornando la memoria

ANTONIA: Ma certo; era sulla credenza proprio in parte alla supposta per l’estitichezza

TERESA: Beh, che c’è di strano?

ANTONIA: Adesso mi ricordo… Che male! Che dolori! Che bruciori!

SERAFINO: Cosa ti è successo Antonia; dillo a me che ci penso io… Magari chiamo il dottore!

ANTONIA: Ecco dove mi sono sbagliata… Invece della supposta devo aver usato il carciofo! Che male! Che dolori! Che bruciori! Pensavo di avere le morroidi dappertutto!

TERESA: Ma tu Serafino, invece di venire tutti i giorni e considerato che non sappiamo più dove mettere i pomodori, non potresti magari venire un giorno sì e uno no?

SERAFINO: Mi sa tanto che da ora in poi dovrete sopportarmi tutto quanto il santo giorno

TERESA: Mica ti vorrai trasferire qua!

CAROLA: Magari per poter stare vicino all’Antonia…

TERESA: No, non lo faccio per quello… Magari solo un pochino… Siccome non avete mai voluto trasferirvi in una casa di riposo, siccome non avreste mai potuto affrontare la spesa per una badante, siccome…

TERESA: Dai Serafino, piantala con i tuoi siccome e vieni al dunque

SERAFINO: La parrocchia, e più precisamente don Gelsomino, mi ha dato l’incarico di farvi da badante a tempo pieno e tutto aggratis

CAROLA: Tutto aggratis?

TERESA: A tempo pieno?

ANTONIA: Pieno di che cosa Teresa?

TERESA: Pieno di pomodori Antonia!

SERAFINO: No, basta pomodori; unisco la mia pensione alla vostra e vivremo tutti quattro felici e contenti

TERESA: Felici e contenti una mazza! Ma dove lo mettiamo questo qui?

ANTONIA: Vuol dire che questo gentile signore lo mettiamo nel nostro lettone…

CAROLA: Ci stringiamo un po’…

ANTONIA: Magari in parte a me…

TERESA: Ma non dite stronzate imbranate peccatrici! Un uomo nel nostro letto? Non s’ha da fare!

ANTONIA: Si può, si può… A me sembra di averlo già fatto una volta…

CAROLA: Con chi Antonia?

ANTONIA: Non ci crederete… ma non me lo ricordo

SERAFINO: Quindi?

TERESA: Quindi… Dimmi una cosa Serafino… E’ buona la tua pensione?

SERAFINO: Non è il massimo, ma mi permette di vivere benino

TERESA: Carola, c’è sempre quella brandina in solaio?

ANTONIA: Oddio il solaio! Devo salire perché devo aver dimenticato…

TERESA: No, sta calma; ti assicuro che non c’è nessuno. È già uscito tanto tempo fa. Ti va Serafino se te la sistemiamo, togliamo la polvere…

CAROLA: Le pulci…

TERESA: Le ragnatele…

CAROLA: Gli scarafaggi…

TERESA: Insomma, potremmo cambiare il nome…

SERAFINO: Il mio?

TERESA: No, al solaio! Da ora in avanti lo chiameremo mansarda!

SERAFINO: A me va bene tutto. Non ne posso più di vivere da solo

TERESA: Allora Carola prepara il pranzo

CAROLA: (Mette di nuovo sul tavolo quattro tovagliette, quattro bicchieri e una bottiglia). Eccola qua… grappa di vinaccia… 45 gradi!

TERESA: Un po’ leggera, ma, in mancanza d’altro, può andare…

TUTTI: Alla nostra salute! (Bevono)

TERESA: E anche a tutti quelli che hanno finora sopportato le mattane delle tre sorelle Altzeimer!

 

(Sipario)